martedì 30 luglio 2013

Una tragedia anche a noi molto vicina


Ho preferito attendere che si spegnessero i riflettori su questa immane tragedia che ha visto distruggere famiglie in un attimo, in quell'attimo di  quanto è durato il volo dal cavalcavia in località Monteforte in Irpinia, per esprimere la vicinanza ad un caro amico di San Carlo alle Mortelle.
 
Una gita semplice tra persone semplici , come le tante che si organizzano verso i centri termali e l'immancabile visita ad un Santuario o nei luoghi di origine del Santo di Pietrelcina .
 
Una tragica fatalità dalle cause ancora da ricercare, un dolore senza fine cominciato in quella tragica sera.
 
Ad essere colpito dal dolore anche un nostro caro amico fraterno Enrico Longano, appartenente ad una delle più antiche famiglie di San Carlo, giornalista pubblicista e apprezzato operatore di ripresa e missagista rvm dell'Accademia Aeronautica Militare di Pozzuoli, che ha perso la suocera la Signora Luigia Rocco ed ha  la nipotina, fortunatamente salva, ancora ricoverata per le gravi fratture riportate.
 
Al cospetto di una così immane tragedia non resta che il silenzio e la vicinanza a chi è nel dolore e nella disperazione.
 
Al caro Enrico, a sua moglie Enrica ed a tutta la famiglia, la mia commossa partecipazione e la vicinanza nella preghiera, alla piccola Arianna gli auguri di una completa guarigione ed un sereno rientro a casa che sarà di conforto alla sua mamma, al papà ed alla piccola sorellina.

sabato 20 luglio 2013

Gianbattista De Curtis : 20.7.1860 - 20.7.2013

Napoli, 20.7.1860 - Napoli,15.1.1926

Torna a Surriento

Vide 'o mare quant’è bello
spira tanto sentimento,
Comme tu a chi tiene a' mente,
Ca scetato 'o faje sunnà.
(1902-testo G.B.De Curtis-Musica Ernesto De Curtis)
Guarda ca chistu ciardino;
Siente, sie’ sti sciure arance:
Nu profumo accussi fino
Dinto 'o core se ne va…
E tu dice: "I’ parto, addio!"
T’alluntane da 'stu core…
Da la terra de l’ammore…
Tiene 'o core 'e nun turnà?
Ma nun me lassà,
Nun darme sto turmiento!
Torna a Surriento,
famme campà!
Vide 'o mare de Surriento,
che tesoro tene 'nfunno:
chi ha girato tutto 'o munno
nun l'ha visto comm'a ccà.
Guarda attuorno sti serene,
ca te guardano 'ncantate,
e te vonno tantu bene...
Te vulessero vasà.
E tu dice: "I' parto, addio!"
T'alluntane da 'stu core
Da la terra de l'ammore
Tiene 'o core 'e nun turnà?

Ma nun me lassà,
Nun darme stu turmiento!
Torna a Surriento,
Famme campà! 





                  

lunedì 8 luglio 2013

Artedossier diretta da Philipe Daverio sulla Chiesa di San Carlo alle Mortelle

Un bell’articolo del Prof.Tomaso Montanari sull'interessante rivista Artedossier

diretta da Philippe Daverio nel numero di Luglio/Agosto 2013 

sulla Chiesa di  San Carlo alle Mortelle e del suo stato di 

abbandono a quattro anni dalla voragine.

Ne riporto uno stralcio :

“…E mentre tutta l’Italia colta parlava per qualche mese della grande (e inutile) mostra sul Ritorno al Barocco , il vero Barocco di San Carlo alle Mortelle se ne andava per sempre, nell’indifferenza generale. La situazione non potrebbe essere più simbolica: l’arte che da ancora forma alle città e ai cittadini non ci interessa, mentre esaltiamo quella che si può esibire a clienti a pagamento. Letteralmente: mentre la chiesa è pericolante, i dipinti più rilevanti fra quelli che fino a settembre 2010 si trovavano al suo interno (il ciclo della tribuna, con le Storie di San Carlo di Antonio De Bellis) vengono esposti a Catel Sant’Elmo, proprio nell’ambito del Ritorno al Barocco . Quei quadri furono  commissionati dai padri Barnabiti, i quali costruirono la chiesa e l’annesso collegio a partire dal 1616…..”Tomaso Montanari


venerdì 5 luglio 2013

I bagni, il lungomare, nella Napoli di Bourcard e di oggi

Questa mattina nell’apprendere dalla stampa che l’Amministrazione Comunale ha confermato l’inizio dei lavori di valorizzazione del lungomare liberato dalle auto, dallo smog, dal rumore restituendolo ai cittadini, alle famiglie, ai bambini, agli anziani mi sono ricordato di un libro che reputo il testo dei testi su Napoli :Usi e costumi di Napoli di De Bourcard.

Sì, perché se si vuol sentir parlare bene di Napoli da sempre,bisogna leggere testi di autori stranieri come questo appassionato studioso di origine svizzera che impiegò circa vent’anni (1847-1866) per scrivere quest’opera meravigliosa raccogliendo anche scritti di studiosi come Emmanuele Rocco che abitò negli  ultimi anni della sua vita in via Suor Orsola, 5, a pochi passi da San Carlo alle Mortelle.

Questo scritto di Rocco racconta a chiare lettere della balneazione del lungomare che come ogni città di mare che si rispetti garantisce ai propri cittadini la fruibilità di un patrimonio comune.

Non sarà certo la volgarità di alcune trasmissioni televisive che, mi riferiscono, proprio in questi giorni dalla televisione pubblica, ha ridicolizzato i fruitori della balneazione sul lungomare, gente del popolo, proveniente forse dai vicoli bui e senza sole dei quartieri spagnoli, con al seguito abbondanti ruoti di pasta al forno e del buon vino, a sentenziare quali siano le migliori sorti di questo stupendo tratto di mare.

Grande scandalo, grandi risate, abbondanti critiche apparentemente benevoli e paternalistiche.

Ma Napoli è questa e non è né Rimini con il mare impraticabile ma con le piscine, né  il lungomare di Nizza con chilometri di spiagge gratuite con i migliori servizi.

Napoli tenta ora di recuperare un patrimonio negato per decenni ai cittadini in particolar modo ai meno abbienti, alle famiglie che non hanno la possibilità di portare al mare i bambini a Ischia, Capri o Sorrento.


E’ interessante leggere questo estratto del racconto di Emmanuele Rocco che fotografa una realtà non tanto distante dal nostro tempo. 

 
I Bagni

di Emmanuele Rocco*


“Non credo che vi sia città fatta più di Napoli per l’idroterapia . Antonio Musa che l’inventò o la restaurò dovette essere napoletano. Nel più fitto inverno trovate lungo la spiaggia sonnotatori che pescano conchiglie; e se vi fermate nei luoghi dove si tirano le reti, vedrete sempre due o più marinai entrare nell’acqua a gola per accompagnare il fondo della rete infino a terra:
Ma ecco la primavera è in sul finire, la state si appressa e tutti anelano alle chiare, dolci e fresche acque, benché spesso non le trovino né chiare né dolci. I fanciulli e i giovanotti delle classi più basse, senza tante cerimonie, cottono al Molo, alla Marinella, alla spiaggia di Chiaia, e si tuffano nel mare, dove sguazzano con un diletto che fa piacere a vedersi: Le donne di modesta  condizione non tardano ad invadere i bagni di S.Lucia e della Marinella. Quelle più agiate corrono coi loro amanti e coi giovinotti eleganti ai bagni della Villa. I ricchissimi e nobilissimi preferiscono il bagno in casa, perché non vogliono immergere le loro carni dilicate dove l’immerge il comune dei mortali. Altri,per capriccio o per utile del medico, ricorrono ai bagni di Bagnoli, di Pozzuoli, d’Ischia o di Castellammare, e ne ricavano tal giovamento che ne rimangono allettati a rinnovare ogni anno la prodigiosa cura. Le più sfaccendate poi fra le donne, col pretesto che l’acqua di mare lor fa danno, riempiono dall’alba gli stabilimenti di bagni dolci;e a stento giungono a prendere il bagno a mezzogiorno o al tocco, lasciando le domesiche faccende in balia del disordine.
E pure in mezzo a così generale affezione pei bagni, la classe che più ne avrebbe bisogno, la plebe operosa, se ne tien lontana peggio che se fosse idrofoba. Ma come volete che il povero operaio vada a bagnarsi se non vi sono bagni pubblici? Chi vuol bagnarsi senza spendere danaro, poiché non l’ha, deve porre giù ogni pudore, mettere a rischio la proprietà del suo povero vestito e mescolarsi coi monelli del Molo e dell’arena della Villa, per poi asciugarsi al sole e nella sabbia, mostrandosi come Archimede il dì che trovò nel bagno la soluzione del famoso problema…..”

*Ferrol (Spagna) 1813 – Napoli 1893
Studioso di cose napoletane, filologo