domenica 28 settembre 2014



Napoli, una lapide per ricordare Altamura: una vita per la lingua napoletana




Napoli. Nell'ambito delle iniziative promosse dal blog San Carlo alle Mortelle di Antonio Salzano e dell'Associazione Napoli Futura per la riqualificazione e recupero della memoria storica della zona del Poggio delle Mortelle, dopo l'avvio dei lavori di ristrutturazione della Chiesa di San Carlo alle Mortelle chiusa da oltre cinque anni, in occasione del centenario della nascita di Antonio Altamura, umanista e filologo, nato e vissuto per lunghi anni nello storico palazzo contiguo alla Chiesa, è stata installata una lapide per ricordare il suo grande contributo dato alla cultura della città con le sue oltre 140 opere. 



Docente di Letteratura Italiana, prima nella scuola superiore e poi nell’Università, in vari atenei (Pavia, Salerno e Napoli), Altamura è stata una figura costante negli anni la sua frequentazione con altre figure storiche per il mondo culturale napoletano del ‘900, quali il filosofo Benedetto Croce, l’archeologo Amedeo Maiuri, il bibliofilo Fausto Nicolini, ed il professor Giuseppe Toffanin di cui era allievo e tanti altri.



L’incontro culturale tra Altamura ed il dialetto napoletano, che definiva vera e propria “lingua napoletana” (oltre mezzo secolo dopo il riconoscimento ufficiale) aveva il suo punto più alto nel 1957, con la pubblicazione del Dizionario Dialettale Napoletano, opera che con rigore filologico sanciva una definitiva consacrazione scientifica del dialetto napoletano, sempre considerata una lingua minore ed ingiustamente sottovalutata.



Seguirono altre opere fondamentali per lo studio e l’approfondimento delle origini del dialetto napoletano, quali la “Grammatica Napoletana” ed il “Vocabolario Italiano – Napoletano”, nonchè i “Proverbi Napoletani”, le “Voci di Napoli” e le numerose ‘Nferte, inerenti a temi storici ed aneddoti di vita napoletani. La produzione letteraria dell’Altamura, non rinnegando le origini con cui si era mosso nelle sue prime opere letterarie e scientifiche riguardanti l’Umanesimo del Mezzogiorno e sulla letteratura medievale e rinascimentale, si arricchiva di opere quali “Ben tornato Amore” lavoro che riproponeva opere legate a celebri temi amorosi, ormai dimenticati della letteratura popolare, spaziando dal ‘300 all’800, dal Petrarca al Tasso, da Giulio Cesare Cortese a Gianbattista Vico, da Alessandro Poerio a Salvatore Di Giacomo, fino a Giuseppe Marotta ed Ettore De Mura.

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