giovedì 29 gennaio 2015

Palazzo Strachan Rodinò


Per quelli della mia generazione era il palazzo delle ciechine o de cecatelle, (Cerca nel Blog :Curiosità : il coro delle "ciechine" del 16.2.2011), il Convitto Strachan Rodinò per le fanciulle non vedenti che allietavano con le loro voci angeliche le liturgie solenni della Chiesa di San Carlo creando un'atmosfera mistica unica.

Il Palazzo, con un portale di piperno magistralmente lavorato, fu in origine la sede delle manifatture medicee fiorentine, fabbrica degli arazzi, sede della lavorazione delle pietre dure e prima sede dell'Accademia delle Belle Arti successivamente trasferitasi prima in piazza Cavour e poi definitivametene nell'attuale bella struttura di via Costantinopoli, ex Convento di San Giovanni Battista delle Monache (Cerca nel Blog:Accademia di Belle Arti di Napoli del 25.1.2011).

Verso metà '800 su pressione dell'Ordine degli Scolopi che desideravano ampliare gli spazi a loro disposizione, Re Carlo di Borbone ordinò di trasferire l'opificio presso il Real Albergo dei Poveri, ordine che non fu mai eseguito volendo le maestranze ed il loro direttore Pietro Valente restare nella sede dell'allora salita San Carlo alle Mortelle successivamente via Filippo Rega.

Oggi è prevalentemente abitato da famiglie con eccezione del primo piano di proprietà comunale che risulta abbandonato ed in cattive condizioni con infiltrazioni d'acqua piovana che potrebbero seriamente pregiudicare l'incolumità di chi abita al piano terra.

A seguito di alcune segnalazioni di abitanti preoccupati per alcuni rumori provenienti dalla proprietà comunale, l'Associazione Futura ha interessato l'Assessorato al Patrimonio che, si spera, voglia accertare con sollecitudine quanto segnalato.



3 commenti:

  1. Siano Giovanni
    indimenticabile questo il mio asilo 1950, ricordo ancora i nomi delle suore ed anche le due bidelle . che bei ricordi !!!

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  2. Angela Talu
    Antonio ,grazie al tuo Blog sto conoscendo tanti aspetti particolari di Napoli ,che sono frutto di ricordi, perciò vivi.

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    1. Grazie a te Angela, figlia acquisita di questa città, che hai la bontà e la pazienza di seguire questo modesto tentativo di tenere viva la memoria culturale di una parte di questa meravigliosa città.

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